Sequestri e detenzioni illegali: il “club mondiale della tortura” targato CIA

Per i media hanno già un soprannome: “Il club della tortura”. Sono i 54 paesi, tra cui l’Italia, che hanno contribuito alle “extraordinary rendition” della CIA, ovvero al sequestro, deportazione illegale e interrogatorio (con tortura) di sospetti terroristi. Un nuovo report di OSJI ne svela i dettagli.

di Anna Toro

La tesi di fondo nelle 136 pagine redatte dalla Open Society Justice Initiative (OSJI), gruppo di difesa dei diritti umani di stanza a New York, è questa: la partecipazione dei governi di tutto il mondo è stata così diffusa ed estesa che, senza il loro sostegno, la CIA non avrebbe mai potuto mettere in piedi e far funzionare il suo programma antiterrorismo.

Il livello di complicità va dal permesso accordato agli agenti della CIA di utilizzare gli aeroporti per il rifornimento di carburante e per gli spostamenti dei prigionieri, a quello di poter effettuare gli interrogatori “potenziati” (termine coniato dall’amministrazione Bush) nelle prigioni segrete disseminate sul proprio territorio.

In quest’ultimo caso, gli Stati coinvolti sono soprattutto Afghanistan, Egitto, Pakistan, Libia e Giordania, (in Europa Polonia, Lituania e Romania) in cui è ampiamente documentata non solo l’esistenza di prigioni segrete, ma anche l’utilizzo sistematico della tortura.

L’Egitto viene descritto come “lo Stato che ha ospitato il maggior numero di detenuti del programma di extraordinary rendition”, attivo già durante la presidenza di Bill Clinton, perciò ben prima dell’11 settembre 2001.

Non sfuggono alla lista neanche i “nemici mortali” degli Stati Uniti, che in questi casi si sono invece mostrati ampiamente collaborativi: la Siria pare sia stata, infatti, una delle “destinazioni più comuni per i prigionieri sottoposti a rendition”, mentre l’Iran avrebbe partecipato al programma della CIA consegnando 15 sospetti che poi sarebbero finiti nelle prigioni afghane poco dopo l’invasione statunitense del paese.

Passati – inutile dirlo – direttamente nelle mani degli agenti americani.

Ma per l’ OSJI il maggiore o minore coinvolgimento non cambia la sostanza, cioè che tutti i 54 governi coinvolti “devono essere ritenuti responsabili”.

Il report fornisce 136 identità di detenuti sottoposti a rendition. Per tutti, si è svolto più o meno lo stesso copione: gli agenti dei servizi segreti individuano il presunto terrorista, lo rapiscono dalla propria casa o mentre si sta recando al lavoro, lo mettono a bordo di un aereo privato e lo portano in uno stato straniero, in cui la polizia locale lo può interrogare e torturare a piacimento.

Ma sebbene le violazioni dei diritti umani siano state “significative e sistematiche”, come si legge nel report, gli Stati Uniti non hanno ancora riconosciuto il proprio ruolo in queste violazioni e tanto meno hanno provveduto a risarcire le vittime.

Neppure nei numerosi casi di “rendition erronea”.

L’unico caso di condanna giudiziaria per rendition riguarda proprio l’Italia.

Di recente, infatti, la Corte d’appello di Milano ha inflitto una pena di 7 anni di carcere all’ex capo della Cia in Italia, Jeff Castelli, per il sequestro di Abu Omar, cittadino italiano ed ex imam della moschea milanese di viale Jenner.

Prelevato dalla Cia nel 2003 e “sottoposto a torture” per 14 mesi nelle carceri egiziane (anche grazie alla collaborazione degli ex uomini del Sismi, tra cui Niccolò Pollari e Marco Mancini), una volta rilasciato Abu Omar ha presentato insieme alla moglie un ricorso contro l’Italia alla Corte europea dei diritti umani, tutt’ora in corso.

Le venti cose che bisogna assolutamente sapere

Per il resto, pochissime indagini ufficiali sono state avviate. Restano le testimonianze, le inchieste, i documenti trapelati, di cui il rapporto di OSJI dà puntuale informazione.

Il giornalista di Antiwar.blog, John Glaser, ha stilato una lista di 20 punti che sottolineano in modo molto efficace gli aspetti più importanti.

Li pubblichiamo di seguito.

1. Almeno 136 persone sono state coinvolte nelle rendition, o sono state detenute segretamente dalla CIA, e almeno 54 governi hanno partecipato al programma; documenti governativi tutt’ora segreti potrebbero rivelarne molti altri.

2. I metodi di tortura che la CIA ha applicato sui detenuti sono stati autorizzati da una serie di note del Dipartimento di Giustizia. L’amministrazione Bush ha definito questi metodi: “tecniche di interrogatorio potenziate”.

Tra queste: il “walling”, che consiste nel bloccare i talloni del detenuto e spingere violentemente il suo corpo contro un falso muro flessibile e rumoroso; il “water dousing”, in cui il detenuto viene sottoposto a getti d’acqua gelata, e il “waterboarding”, che consistente nell’immobilizzare l’individuo in modo che i piedi si trovino più in alto della testa, versandogli acqua sulla faccia per provocargli una reale sensazione di annegamento; le “posizioni da stress”, ovvero costringere il detenuto a rimanere in posizioni scomode per indurre al disagio fisico; il “wall standing”, cioè forzare il detenuto a rimanere in piedi con le braccia tese davanti a sé in modo che le sue dita tocchino un muro a circa un metro di distanza e sostenere così il suo intero peso corporeo.

E ancora, il “confinamento angusto” in un piccolo box; insulti e “schiaffi a cinque dita”; il “facial hold”, tecnica in cui, durante l’interrogatorio, si tiene la testa del detenuto immobile con palme premute su entrambi i lati del viso. E infine la nudità forzata, la privazione del sonno, l’incatenamento verticale, la manipolazione alimentare.

3. Il presidente Bush ha dichiarato che, nel quadro del programma di detenzione segreta della CIA, si sono svolte circa un centinaio di rendition, e che circa un terzo di questi detenuti sono stati interrogati attraverso l’utilizzo delle suddette “tecniche di interrogatorio potenziate”.

4. L’ufficio dell’Ispettorato Generale della CIA ha parlato di una serie di “rendition erronee” in cui la CIA ha rapito e imprigionato le persone sbagliate.

Un ufficiale dell’intelligence ha dichiarato al Washington Post: “Hanno preso le persone sbagliate, che non avevano nessuna informazione. In molti, molti casi c’era solo qualche vaga associazione” con il terrorismo.

5. Il cittadino tedesco Khaled El-Masri è stato sequestrato in Macedonia, scambiato per un sospetto di Al Qaeda che aveva un nome simile. E’ stato tenuto in isolamento e ha subito abusi sia in Macedonia, sia in una prigione segreta della CIA in Afghanistan.

Il 13 dicembre 2012, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto che la Macedonia ha violato i diritti di El-Masri ai sensi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e che i maltrattamenti da parte della CIA presso l’aeroporto di Skopje corrispondono a tortura.

6. Wesam Abdulrahman Ahmed al-Deemawi è stato sequestrato in Iran e detenuto per 77 giorni in una delle famose “dark prison” (“prigioni buie”) della CIA in Afghanistan. In seguito è stato tenuto a Bagram per 40 giorni e sottoposto a privazione del sonno, è stato appeso al soffitto per le braccia con una corda, minacciato da cani, costretto a guardare video di tortura, e sottoposto a suoni fastidiosi e inquietanti di tagli elettrici accompagnati da grida di dolore.

7. Diversi ex interrogatori ed esperti antiterrorismo hanno confermato che l’ “interrogatorio coercitivo” è inefficace. I colonnelli Steven Kleinman, Jack Cloonan, e Matthew Alexander hanno dichiarato in una lettera al Congresso che la politica degli Stati Uniti sugli interrogatori “è arrivata ad avere costi pesanti”.

Hanno aggiunto che “gli alleati chiave, in alcuni casi, hanno rifiutato di condividere le informazioni necessarie, gli attacchi terroristici sono aumentati in tutto il mondo, e Al Qaeda e gruppi affini hanno ormai reclutato una nuova generazione di jihadisti”.

8. Dopo aver subito la rendition straordinaria ed essere stato deportato dagli Stati Uniti in Egitto nel 2002, Ibn al-Shaykh al-Libi, sotto la minaccia di torture per mano dei funzionari egiziani, ha fornito le false informazioni relative all’addestramento e al rifornimento di armi chimiche e biologiche ad Al Qaeda da parte dell’Iraq.

Nel 2003, l’allora Segretario di Stato Colin Powell fece affidamento su tali false informazioni nel suo discorso alle Nazioni Unite, che portò alla guerra contro l’Iraq.

9. Abu Zubaydah ha subito il waterboarding da parte della CIA almeno 83 volte. L’interrogatore dell’FBI Ali Soufan ha testimoniato davanti al Congresso di aver ottenuto informazioni da parte di Zubaydah attraverso la tecnica della costruzione del rapporto e del dialogo, ma che, dopo il waterboarding, Zubaydah “si è chiuso”.

10. La tortura è proibita in ogni circostanza secondo il Diritto internazionale e le accuse di tortura devono essere indagate e perseguite penalmente. Gli Stati Uniti hanno processato gli interrogatori giapponesi per il waterboarding sui prigionieri degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale.

11. Il 20 novembre 2002, Gul Rahman è morto per congelamento in una prigione segreta della CIA in Afghanistan, denominata “Pit Sale”, dopo che un ufficiale dell’intelligence aveva ordinato alle guardie di denudarlo, incatenarlo al pavimento di cemento, e lasciarlo lì tutta la notte senza coperte.

12. Fatima Bouchar ha subito abusi da parte della CIA e delle autorità thailandesi, per diversi giorni, all’aeroporto di Bangkok. Bouchar ha riferito di esser stata incatenata ad un muro senza cibo per cinque giorni, mentre era incinta di quattro mesi e mezzo. In seguito, ha subito la rendition straordinaria in Libia.

13. La Siria è stata una delle “destinazioni più usate per le rendition”, così come l’Egitto e la Giordania. Un istituto penitenziario siriano disponeva di celle singole che avevano praticamente le dimensioni di una bara. I detenuti denunciano episodi di tortura che comprendono percosse e perfino una sedia-telaio usata per allungare la colonna vertebrale (la “sedia tedesca”).

14. Muhammed al-Zery e Ahmed Agiza, mentre cercavano asilo in Svezia, sono stati prelevati e portati in Egitto dove sono stati torturati con scosse ai genitali. Al-Zery è stato anche costretto a mentire mentre si trovava su un letto elettrificato.

15. Abu Omar, cittadino italiano, è stato prelevato da Milano, deportato in Egitto, e segretamente detenuto per quattordici mesi, mentre gli agenti egiziani l’hanno interrogato, torturato e sottoposto a scosse elettriche.

Un tribunale italiano ha condannato in contumacia 22 agenti della CIA e un pilota dell’Air Force per il loro ruolo nella consegna straordinaria di Abu Omar.

16. Sono stati resi noti i siti delle black prisons segrete gestite dalla CIA su suolo straniero: Afghanistan, Lituania, Marocco, Polonia, Romania, e Thailandia.

17. Abd al Rahim al Nashiri è stato detenuto segretamente in diverse black prisons. Mentre era imprigionato in Polonia, gli interrogatori statunitensi l’hanno sottoposto a una finta esecuzione con un trapano elettrico, l’hanno tenuto in piedi nudo e incappucciato. Mentre era seduto ammanettato davanti a loro gli hanno puntato alla testa una pistola semi-automatica, l’hanno tenuto in “posizioni di stress in piedi” e hanno minacciato di portare lì sua madre e che avrebbero abusato sessualmente di lei in sua presenza.

18. L’ordine esecutivo del 2009 del presidente Obama ripudia la tortura ma non il programma delle rendition straordinarie della CIA.

E’ stato creato appositamente per mantenere intatta l’autorità della CIA nel detenere i sospetti terroristi a breve termine, in basi transitorie, prima di deportarli in un altro paese per un interrogatorio o per il processo.

19. L’Ordine esecutivo del presidente Obama del 2009 ha inoltre istituito una task force interministeriale per rivedere le politiche di interrogatorio e di trasferimento, con la possibilità di formulare raccomandazioni sulle “pratiche di trasferimento di persone verso altre nazioni.”

Il report della task-force è del 2009, ma continua ad essere segreto al pubblico.

Sembra che gli Stati Uniti intendano continuare a fare affidamento su assicurazioni diplomatiche contro la tortura da parte dei paesi beneficiari, e sul monitoraggio post-trasferimento riguardo al trattamento dei detenuti.

Peccato che tali metodi non siano stati in grado di salvaguardare efficacemente Maher Arar, torturato in Siria, o Ahmed Agiza e Muhammed al-Zery, torturati in Egitto.

20. Il Select Intelligence Committee del Senato ha completato un rapporto di 6000 pagine che rivela dettagli sulla detenzione della CIA e gli interrogatori, con accesso a fonti segrete. Tuttavia, la relazione è rimasta segreta.

Obama e le false promesse di cambiamento

Nel rapporto non manca infine l’invito rivolto all’amministrazione Obama a sospendere questa pratica.

“Il programma – scrive ancora la Open Society Justice Initiative – era mirato a proteggere l’America, ma in realtà ha privato le persone dei loro diritti basilari, ha facilitato forme di tortura e ha spesso portato alla cattura delle persone sbagliate, destabilizzando la reputazione mondiale degli Stati Uniti per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani”.

Lo stesso Obama, pur ripudiando le rendition e chiedendo la chiusura delle prigioni segrete, aveva respinto le richieste di istituire una commissione nazionale per indagare su queste pratiche. La scusa ufficiale era che bisognava “guardare avanti”.

E, sebbene il presidente Usa prediliga l’uso dei droni nella sua lotta contro il terrorismo, le rendition straordinarie continuano ad essere un’opzione utilizzata anche dalla sua amministrazione, pressata soprattutto dal Congresso.

Ne è una dimostrazione l’episodio dei tre cittadini europei, tutti di origine somala, arrestati quest’estate nel piccolo paese africano di Gibuti, anch’essi detenuti e interrogati in segreto dagli agenti della CIA.

Ancora non è noto se e quando il rapporto del Senate Intelligence Committee potrebbe essere (anche solo parzialmente) reso pubblico, e se costituirà un altro duro colpo per l’immagine già minata dell’America, e del resto del mondo, per quanto riguarda i diritti umani e le libertà civili.

11 febbraio 2013

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