Iran. Se la terra trema “non ti preoccupare”

“I tubi tremano. L’aria si riempie di urla. Perdo l’equilibrio e finisco col culo sul prato. Mi metto a pancia in su. Apro le mani. Il cielo va e viene, io me ne sto stesa come un crocifisso”.

Teheran trema. Un singhiozzo. Una pausa. Una nuova scossa scuote la terra e l’aria si riempie di urla e preghiere. La città annaspa in cerca di equilibrio, le persone si riversano nelle strade gremite, già intasate dal traffico di auto incolonnate, cariche di valigie e di paura.

È il caos, un’emergenza anarchica a cui la polizia cerca di dare forma ricorrendo a pratiche consolidate, efficaci, forse, per contenere la ribellione degli animi ma di certo inutili per sedare l’umore cupo della natura.

In “Non ti preoccupare”, edito in Italia da Ponte33 per la traduzione di Giacomo Longhi, Mahsa Mohebali decide di tratteggiare una Teheran balbuziente, protagonista di una deriva apocalittica che atterrisce ed inquieta il lettore. La regressione verso un limbo fisico atemporale in cui il più forte o il più scaltro vince sugli altri procede velocemente.

Bastano poche ore, infatti, per scorgere una nuova Teheran, ferita dal sisma e dai saccheggi, abbandonata nelle mani di tutti coloro che sanno di non avere nulla da perdere. Sono gli anziani granitici che non temono lo sguardo della morte ma anche i ragazzi galvanizzati all’idea di poter conquistare la città ed infine, quelli che conoscono da vicino la Teheran miserabile, sporca e viziosa e per questo si godono beati lo spettacolo.

Tra loro c’è anche Shadi, protagonista del libro. Una ragazza dai capelli corti ed ispidi, la cui giovane vita appare già consumata dalla malinconia dei ricordi di infanzia e dall’amaro dell’oppio con cui lenisce le ferite del suo animo.

Ed è attorno alla sua ricerca ossessiva – il sisma colpisce la città proprio quando Shadi ha finito la sua scorta di pallette ed inizia la rota – che il racconto per le vie di Teheran prende vita.

Abbandonare la città è fuori questione. Le suppliche urlate dalla madre e dal fratello sono una noiosa cantilena da cui Shadi fugge senza rimorsi. Deve procurarsi qualche grammo di oppio, ovviamente, ma anche cercare di salvare il suo amico Ashkan dall’ennesimo tentativo di suicidio.

Armata solo di un lettore mp3, Shadi non si oppone al sisma, al contrario vi si abbandona completamente così da poter guardare Teheran da una prospettiva insolita, diversa e recuperare un contatto diretto con essa.

Ogni scossa la sbalza da terra, la solleva in aria fin tanto che la forza di gravità non interviene per riportarla giù. Spesso, quindi, si ritrova sotto sopra, con la faccia premuta a terra, le narici che assaporano l’odore intenso di un terreno smosso da dentro, ed è in questi casi che la bellezza di Teheran sguscia fuori e le si mostra in tutta la sua maestosità.

Il rumore della città che crolla sotto la forza devastante del terremoto viene compensato dalle canzoni che Shadi ascolta. Al frastuono si sostituisce una melodia ed al caos il disordine composto delle note.

I passi ed i pensieri di Shadi si muovono, quindi, al ritmo sussultorio della terra. Inciampano nel passato e si spezzano confusi di fronte alla dolcezza dei ricordi ma poi, tornano a riaffiorare nella realtà. E la realtà è che Shadi è una tossica, ma non ha bisogno di far sciogliere l’oppio sotto la sua lingua per sentirsi invadere dal sapore penetrante di amaro.

Un’amarezza diversa ma altrettanto profonda scuote il suo corpo ogni volta che sfiora i capelli della sua migliore amica o abbraccia suo fratello.

Cadenzate da ritmi blues, jazz, rock, folk e metal, le tragicomiche avventure di “Non ti preoccupare” catapultano il lettore nel vortice di una capitale delirante, improvvisamente svuotata da politici e religiosi, dove sono solo gli outsider a rimanere e su cui incombe il pugno di ferro di un’autorità che tenta invano di ripristinare il suo ruolo.

Uscito appena un anno prima delle contestazioni post-elettorali del 2009, questo romanzo, vincitore di numerosi premi, racconta un paese sul punto di esplodere come una pentola a pressione. E tenacemente alla ricerca di una propria tranquillità.

Mahsa Mohebali
“Non ti preoccupare”
Ponte 33 Edizioni – 2015
Traduzione a cura di Giacomo Longhi
p. 128, euro 14

May 31, 2015di: Claudia Gifuni Iran,

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