Qatar. Riforma del mercato del lavoro in vista?

Il Qatar sta preparando una revisione radicale del controverso sistema della “Kafala”, o assunzione attraverso sponsorizzazione, in risposta alle critiche che stanno montando e che minacciano la reputazione che il paese spera di guadagnare ospitando la prossima Coppa del Mondo di calcio, prevista per il 2022.

La tanto attesa riforma sembra prevedere che sia lo Stato, e non più i singoli datori di lavoro, ad assumere la responsabilità della sponsorizzazione per l’assunzione di lavoratori stranieri, che oggi costituiscono la maggioranza della popolazione nei paesi del Golfo.

La riforma consentirà anche ai lavoratori di cercare alternative di impiego senza il permesso dello sponsor dopo un periodo di notifica. Il Qatar inoltre dovrebbe impegnarsi a lavorare con altri paesi che hanno carenze in questo senso per creare regolari agenzie di lavoro e limitare la corruzione diffusa che interessa il settore dell’intermediazione.

Non è chiaro se i cambiamenti annunciati soddisferanno gli standard internazionali sul lavoro, i sindacati e le associazioni per i diritti umani che hanno più volte condannato il sistema della Kafala definendolo una forma di moderna schiavitù e facendo appello per la sua abolizione.

La pressione nel paese sta montando, e il presidente della FIFA Sepp Blatter ha pianificato un secondo viaggio in Qatar in seguito all’intenso dibattito nato sulla questione, cui si aggiungono le continue domande sull’opportunità di ospitare la Coppa del Mondo poste nel corso di una riunione del comitato esecutivo dei Mondiali che si è svolto la scorsa settimana.

Come risultato di queste criticità la reputazione del Qatar ha subìto un grosso colpo.

Criticità di cui il piccolo Stato del Golfo – coinvolto in una guerra fredda con la vicina Arabia Saudita per via del suo sostegno alla Fratellanza Musulmana – ha bisogno di liberarsi, e la Coppa del Mondo diventa un elemento centrale della sua strategia politica, che mira a creare una sorta di soft-power per bilanciare la sua mancanza di potenza militare.

Ma per quanto si sia impegnato a venire incontro alle critiche, e due delle maggiori istituzioni del paese – il Supreme Committee for Delivery & Legacy e la Qatar Foundation – abbiano stabilito che una carta dei diritti dei lavoratori che rispetti gli standard internazionali debba essere inserita nei contratti di lavoro, si ha ancora la sensazione che il paese si stia muovendo troppo lentamente.

La Confederazione internazionale dei sindacati dei lavoratori (ITUC), tra i maggiori critici del Qatar, ha messo i discussione la buona fede del paese, accusandolo di trattare la questione come un problema di pubbliche relazioni.

Le riforme proposte al sistema della Kafala, che mette i lavoratori alla mercé dei loro datori di lavoro, si concentrano infatti sulle condizioni materiali e di vita degli impiegati e sulla corruzione nel sistema di reclutamento, che mette i lavoratori stranieri in posizione di pesante debito ancora prima che entrino nel paese.

Ma il Qatar in questo modo spera che le riforme mettano in secondo piano e consentano di rispedire al mittente richieste più grandi, come il diritto di creare sindacati indipendenti e forme di contrattazione collettiva che, sostanzialmente, altererebbero la struttura sociale del paese e minare il suo regime autocratico.

Alcuni membri del Parlamento Europeo in visita in Qatar hanno ufficialmente affrontato il tema delle riforme attese del sistema della Kafala, di cui si è discusso in una specifica sessione dedicata alle condizioni di lavoro nel febbraio scorso.

“Il governo del Qatar ha assicurato che porterà avanti le riforme necessarie al sistema della sponsorizzazione, ed emanerà leggi specifiche per la protezione delle lavoratrici domestiche, spesso vittime di abusi sessuali” ha affermato Richard Howitt, membro del Partito laburista britannico e del Parlamento Europeo (…).

La Qatar Foundation, che promuove lo sviluppo sociale ed educativo nel paese, ha lavorato ad una riforma del sistema di reclutamento dei lavoratori per oltre un anno, nel tentativo di assicurare loro di non dover pagare alte tasse agli sponsor per il proprio reclutamento, ed eliminare la grave corruzione che interessa i responsabili delle risorse umane delle grandi compagnie.

Il documento redatto, che stabilisce il principio che un lavoratore non debba pagare per la sua stessa assunzione, è stato adottato dagli organizzatori della Coppa del Mondo.

Il Qatar sembra aver optato per un maggiore reclutamento di lavoratori dai paesi asiatici piuttosto che per la costituzione di un regolare sistema di assunzione e distribuzione del lavoro al suo interno. Ma l’apertura dimostrata per migliorare la situazione resta comunque un primo risultato.

*James M. Dorsey è senior fellow presso la S. Rajaratnam School of International Studies (RSIS), e autore del popolare blog “The turbulent world of Middle East Soccer” (Il turbolento mondo del calcio mediorientale), che presto diventerà un libro. La traduzione è a cura di Cecilia Dalla Negra. Per la versione originale dell’articolo clicca qui.

April 15, 2014di: James M. Dorsey*Qatar,Articoli Correlati:

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