Nomi senza corpi. Per tutte le vittime in mare.

Un cortometraggio carico di simboli così come lo sono i nomi, che cambia la nostra prospettiva sulle stragi dei migranti dai freddi numeri della cronaca all’individuo.

A pochi giorni dall’ennesimo disastro del mare, avvenuto sulle coste della Libia, il video “Asmat – Nomi” del regista Dagmawi Yimer ci ricorda di nuovo che dietro al conteggio dei morti, a quelle cifre asettiche che forse ci siamo pure stancati di sentire, ci sono delle persone, uniche e insostituibili, con i loro desideri, le loro speranze, la loro voglia di vivere e di sognare un futuro migliore.

Ognuna con la propria storia. Ognuna con il proprio nome.

“In un attimo, in un solo giorno, il 3 ottobre 2013, tanti giovani che si chiamavano Selam ‘pace’, oppure Tesfaye ‘speranza mia’, ci hanno lasciato.

Diamo i nomi ai nostri figli perché vogliamo fare conoscere al mondo i nostri desideri, sogni, fedi, il rispetto che portiamo a qualcuno o a qualcosa. Gli diamo nomi carichi di significati, così come hanno fatto i nostri genitori con noi.

Per anni questi nomi, con il loro carico di carne e ossa, sono andati lontano dal luogo della loro nascita, via dalla loro casa, componendo un testo scritto, un testo arrivato fino ai confini dell’Occidente. Sono nomi che hanno sfidato frontiere e leggi umane, nomi che disturbano, che interrogano i governanti africani ed europei.

Se sapremo capire perché e quando questi nomi sono caduti lontano dal loro significato, forse sapremo far arrivare ai nostri figli un testo infinito, che arrivi ai loro figli, nipoti e bisnipoti.

Malgrado i corpi che li contenevano siano scomparsi, quei nomi rimangono nell’aria perché sono stati pronunciati, e continuano a vivere anche lontano dal proprio confine umano. Noi non li sentiamo perché viviamo sommersi nel caos di milioni di parole avvelenate. Ma quelle sillabe vivono perché sono registrate nel cosmo.

Le immagini del film danno spazio a questi nomi senza corpi. Nomi carichi di significato, anche se il loro senso è difficile da cogliere per intero.

Siamo costretti a contarli tutti, a nominarli uno per uno, affinché ci si renda conto di quanti nomi sono stati separati dal corpo, in un solo giorno, nel Mediterraneo”.

February 15, 2015di: RedazioneAfghanistan,Egitto,Iraq,Libia,Marocco,Palestina,Siria,Tunisia,Turchia,Video:

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