Algeria. Agitazioni che stonano con una soporifera campagna elettorale

La campagna elettorale per le elezioni legislative che si terranno il prossimo 10 maggio sembra svolgersi in un clima di apparente indifferenza. Ma il paese è vivo. A dimostrarlo le numerose mobilitazioni sociali che rivendicano una più equa ridistribuzione degli enormi proventi che il regime trae dalla vendita delle risorse energetiche.

 

 

 

 

di Anthony Santilli

 

 

 
Le continue agitazioni sociali…

 

Un giovane venditore ambulante si dà fuoco dopo essersi visto sequestrare il proprio banchetto. E’ il 29 aprile del 2012. Non siamo in Tunisia, ma a Jijel, piccolo villaggio che si affaccia sul Mediterraneo, circa a metà strada tra la capitale, Algeri, e la frontiera tunisina.

E mentre la popolazione del piccolo villaggio scende per strada in segno di protesta, un’altra importante mobilitazione è cominciata nel paese.

Domenica 29 aprile, il sindacato nazionale del personale dell’educazione e della formazione (Unpef) ha avviato uno sciopero di una settimana (rinnovabile) per protestare contro il decreto 315.08 che, secondo il comunicato, “contiene delle misure discriminatorie tra le differenti categorie di lavoratori”.

L’organizzazione dei lavoratori aveva già incrociato le braccia per due giorni, martedì e mercoledì scorsi (24 e 25 aprile, ndr), ma senza ottenere alcuna risposta da parte del ministero dell’Educazione.

Il direttivo nazionale, riunitosi il giorno seguente aveva quindi deciso per la linea dura, promuovendo una seconda e più determinata mobilitazione.

Intanto nella capitale continuano le agitazioni in tutto il settore del trasporto urbano. L’annuncio di uno sciopero, lo scorso 26 aprile, è stato comunicato dai lavoratori dell’Etusa (Etablissement public de transport urbain et suburbain Alger) alla direzione generale, a seguito di numerosi e infruttuosi reclami portati all’attenzione del ministero dei Trasporti.

Da mesi il sindacato interno denuncia la mancata applicazione dell’accordo siglato nel lontano 1997, in particolare per quanto riguarda l’innalzamento del salario nazionale minimo garantito (SNMG), fermo da più di dieci anni.

Domenica si è svolto un incontro proprio tra la direzione e le parti sociali. E le promesse fatte sembrano invitanti. Come sempre.

 

 

La solita vetrina elettorale

 

Le mobilitazioni di carattere sociale in Algeria sono all’ordine del giorno e toccano sia il settore pubblico (amministrazione, istruzione, industrie nazionali) che il nascente settore privato.

Un fermento che contrasta drammaticamente con il letargo che sembra invece investire tutto il paese quando si parla delle elezioni legislative che si terranno il prossimo 10 maggio.

A pochi giorni dall’inizio della tornata elettorale l’ipotesi che un reale cambiamento avvenga attraverso le urne è quantomai lontana.

La missione di osservatori internazionali organizzata dall’Unione europea, composta da circa 150 effettivi, non sembra impensierire chi da anni ha costruito un sistema di controllo del potere apparentemente granitico.

Analizzare il tasso democratico dell’Algeria attraverso un monitoraggio del processo elettorale sembra, oggi, quantomeno superficiale.

A dimostrarlo sono proprio le mobilitazioni che quotidianamente scuotono il tessuto sociale e politico algerino. E, a detta di molti analisti, il fortissimo tasso di astensionismo che caratterizzerà la prossima tornata elettorale.

Non è un caso che nelle ultime settimane la stampa algerina si sia soffermata sulla decisione presa dal Fronte delle forze socialiste (FFS) di partecipare alle prossime legislative.

Un partito che aveva fatto del boicottaggio delle passate tornate elettorali il proprio marchio distintivo. Prima con le legislative del 2002 e 2007, poi con le presidenziali del 2009.

Un partito che invece oggi ha deciso di concorrere, provocando un profondo malcontento in seno alla propria base, sollecitata anche dalla presa di distanza di nomi noti in seno alla stessa formazione politica.

Concorrere alla battaglia elettorale in Algeria significa infatti ratificare uno status quo.

Questo il sentimento di numerosi militanti della base del FFS. Forse condiviso da una gran fetta di algerini.
 

 

May 2, 2012

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